La psicoterapia, che cos’è, quando è utile e in quali casi funziona

Partiamo dall’inizio perché, talvolta, val la pena cominciare d’accapo.
Soprattutto quando non si fa esperienza diretta e tutto resta sul piano del detto, raccontato, letto in internet.

Lo psicologo è una persona laureata in psicologia.
Ai miei tempi la laurea era di cinque anni e si acquisiva il titolo dopo aver completato l’intero ciclo di studi (5 anni) ciò rendeva possibile, ad esempio, fare sostegno psicologico (no psicoterapia), somministrare test.

Attualmente, la laurea in psicologia si consegue già dopo i primi tre anni di università poiché lo statuto universitario stabilisce che il corso di studi si compone di 3 + 2 anni.
Naturalmente, la complessità delle attività che uno psicologo può svolgere, aumenta con l’aumentare degli anni di studio.

La psicoterapia è un’altra cosa e può essere praticata solo da chi si è laureato in psicologia, completando l’intero ciclo universitario (5 anni) e poi si è specializzato seguendo un corso di studi di 4 anni. Solitamente, questo periodo di formazione si affianca a una psicoterapia personale del futuro psicoterapeuta poiché è difficile esercitare questa professione senza un lavoro su se stessi.
Questo il quadro generale della formazione di uno psicoterapeuta.

Riassumendo, lo psicologo (5 anni di università) può fare sostegno psicologico e somministrare test; lo psicoterapeuta (5 anni di università + 4 di specializzazione) oltre a tutto quanto può svolgere uno psicologo, pratica la psicoterapia.
Lo psicologo è colui che studia e per questo conosce la mente e il comportamento umano: psychè dal greco significa anima e logos significa discorso, studio; la psicoterapia, aggiunge l’altro elemento della “cura” (therapeia che dal greco significa “io curo”).

La psicoterapia è quel processo attraverso il quale, stabilitasi una relazione basata sulla fiducia tra terapeuta e paziente, è possibile realizzare un cambiamento nella mente e nel comportamento della persona che ha chiesto aiuto, a partire dalla sofferenza di quest’ultima.

Il terapeuta, conoscendo i meccanismi della mente, le sue dinamiche, approfondisce i meccanismi della mente del paziente e i suoi comportamenti, ne comprende la sofferenza e, attraverso gli strumenti a sua disposizione, in accordo con gli obiettivi dichiarati dal paziente, individua un piano “di cura” in grado di condurre la persona al cambiamento e al superamento del disagio.

Nel nostro paese è recente l’attenzione alla psiche, la visione esclusivamente organicista ha condizionato moltissimo le persone a vedere la malattia solo come disfunzione del corpo. L’attenzione era rivolta alla psiche solo nei casi eclatanti della schizofrenia o comunque di disturbi in cui il sintomo era visibile all’ennesima potenza. Si è ignorato che i grandi sintomi, sempre, hanno origine da tenui segnali precoci che, visti, possono essere trattati con maggiore efficacia. Aver ignorato la psiche ci ha condotti ad una ignoranza rispetto alle sue dinamiche e questo ha causato molta confusione e disagi alle persone.

La psicoterapia è utile ogni volta che c’è sofferenza e disagio.

La sofferenza è più evidente a se stessi e all’altro che ci sta vicino e anche più identificabile; il disagio è più intimo, ti fa svegliare al mattino con qualcosa che non va, non si lascia comprendere appieno, tu sai che c’è ma è sfuggente, ti lascia con un punto di domanda a cui non sai rispondere.

Lo psicoterapeuta è in grado, sulla base del racconto della persona, di comprendere i motivi delle sue difficoltà. Fa domande, chiede di portare esempi concreti, investiga la mente del paziente fino a quando le dinamiche interne gli sono chiare, poi mette alla prova le sue intuizioni con altre domande e, in questo processo, il paziente spesso comprende cose di cui non era consapevole.

È un lavoro serrato a due e non si può fare se entrambe le parti non si impegnano per dare il massimo.

È un processo la cui durata può variare in base ad una molteplicità di fattori.

È molto diverso l’approccio alla psicoterapia delle persone che ne hanno avuto esperienza e quelle che, al contrario, non l’hanno mai incontrata sul loro cammino.
Queste ultime, spesso giungono allo studio del terapeuta, intimorite, non sanno da dove iniziare il loro racconto di sofferenza, talvolta diffidenti, trovano difficile parlare di sé ad un estraneo; poi, però, la sofferenza ha il sopravvento e si lasciano andare: da questo momento comincia a formarsi la relazione tra terapeuta e paziente. Perché funzioni, non fa tanto l’età del paziente e neppure il genere, piuttosto l’attitudine a fidarsi e la qualità dell’incontro tra due psychè.

Quando in terapia giunge una persona che ha già incontrato un professionista del settore, la situazione è differente e spesso entra in gioco il motivo per cui cambia professionista per farsi aiutare.
In genere, sono persone abituate a prendersi cura di sé e ricorrono al terapeuta come una risorsa a cui accedere nei momenti in cui la vita presenta difficoltà inaspettate.
Talvolta, l’intervento è breve, altre volte può trattarsi di nuovi obiettivi che la persona si è posta rispetto alla conoscenza di sé; altre volte si riprende una terapia interrotta precocemente, oppure si deve affrontare una ri-caduta e bisogna capire, approfondire, indagare le motivazioni della psiche.

Insomma, si tratta di un universo variegato che ha come punto comune la sofferenza della psychè, dell’anima. L’ideale sarebbe non arrivare a stare troppo male prima di rivolgersi allo specialista (cosa che capita troppo spesso) perché interventi precoci (sovente in età evolutiva) evitano grandi sofferenze e, poiché la vita ci presenta, inevitabilmente, occasioni di sofferenza, l’allenamento alla “giusta misura”, potrebbe essere d’aiuto.

Nella mindfulness che è un altro potente strumento di cura e di auto-cura, si pratica una breve meditazione in cui si chiede alla propria mente (parte razionale), al proprio cuore (parte emotiva) e al proprio corpo (parte sensibile), come stanno in quel preciso momento, ciò a indicare l’importanza di conoscere se stessi nella complessità delle proprie parti; la psicoterapia rende possibile questa conoscenza e la consapevolezza che ne deriva, facilita il cambiamento personale.

Quando le psychè del terapeuta e del paziente si sono incontrate ed entrambi sentono di poter lavorare insieme, si crea quella che nel linguaggio tecnico si chiama alleanza terapeutica, da questo momento si può iniziare efficacemente a lavorare.

La psicoterapia è un atto di responsabilità verso di sé e verso le persone che ci sono accanto poiché il proprio ben-essere è come una energia positiva che si espande intorno.
Sono tanti i canali che possono indurre benefici alla persona ma, consapevolezza e cambiamento, sono sicuramente appannaggio della sola psicoterapia.

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