Questo termine ci fa pensare a bambini che tendono ad isolarsi, con lo sguardo perso nel vuoto, con difficoltà nella comprensione e nell’espressione dell’affettività.
Oggi, grazie agli studi sull’autismo sappiamo che questi bambini possono vivere una vita piena e felice.
Perché questo accada, tuttavia, è necessario adattare il nostro modo di interagire alle caratteristiche di questi bambini.

Che cos’è l’Autismo?

Tra i disturbi che colpiscono i bambini nella prima infanzia, l’autismo è forse quello più enigmatico, ma anche quello che può creare più difficoltà all’adulto genitore o insegnante che sia. Ciò a causa del fatto che colpisce le capacità che mettono in grado il bambino di partecipare con successo a esperienze condivise e imparare dagli altri.
I bambini con autismo sono molto differenti tra loro. Questo disturbo è concepito, oggi, come un continuum di condizioni che vanno da quadri clinici gravi (bambini che non parlano e non interagiscono con gli altri) a condizioni più sfumate (bambini con intelligenza nella media o anche superiore, che appaiono rigidi, ripetitivi, inadeguati soprattutto nelle situazioni sociali).

Reciprocità sociale

I bambini con autismo sono poco “equipaggiati” rispetto alle competenze sociali. Raramente si avvicinano ad altri bambini o adulti per condividere un interesse o un gioco; in alcuni casi sembrano non accorgersi se qualcuno li chiama; sembrano più interessati agli oggetti che all’interazione con altre persone; spesso non guardano l’altro negli occhi e imitano poco quello che fanno gli altri; hanno difficoltà a comprendere i pensieri, le emozioni e le intenzioni di chi gli sta vicino. In loro non sembra attivarsi la risposta di attenzione che si stabilisce normalmente rispetto agli stimoli sociali. Questo non impedisce ai bambini di sviluppare emozioni positive e attaccamento verso gli altri ma, la capacità di “sintonizzare” il proprio comportamento con quello degli altri è compromessa, in vari gradi, in tutti i bambini con autismo. Nei casi più gravi, i bambini appaiono inconsapevoli della presenza dell’altro. Nei casi meno gravi, invece, possono “funzionare” relativamente bene nel rapporto uno a uno ma hanno difficoltà a partecipare a situazioni sociali più complesse (ad esempio una festa con molti bambini).

Comunicazione

Molti bambini con autismo non parlano o hanno un linguaggio limitato a pochissime parole; altri parlano in modo ecolalico, cioè ripetono quello che sentono; altri ancora parlano correttamente ma hanno difficoltà a comunicare efficacemente, in questo caso, la conversazione somiglia più ad un monologo che ad un dialogo. I bambini con autismo hanno difficoltà a comprendere la comunicazione degli altri e, anche nei casi meno gravi, interpretano il linguaggio in modo rigido e letterale. La comunicazione non verbale è compromessa.

Comportamenti ripetitivi e stereotipati

I comportamenti di questi bambini sono ripetitivi e basati su routine molto rigide. Ad esempio, invece di giocare con un’automobilina il bambino può stare a guardare per lungo tempo la ruota che si muove. Queste modalità ripetitive e stereotipate si osservano anche in comportamenti motori atipici, ad esempio agitare il busto avanti e indietro ritmicamente. Anche i bambini meno compromessi sono ripetitivi, hanno pochi interessi, spesso molto diversi dai coetanei; parlano sempre dello stesso argomento che conoscono fin nei minimi particolari.

Apprendimento

Le caratteristiche descritte sopra, ostacolano molto gli apprendimenti. Questo non significa che i bambini con autismo non possano imparare, è necessario insegnare loro in modo speciale, tenendo conto di tutte le loro particolarità.

Le cause

A lungo si è pensato che l’autismo fosse causato dal comportamento dei genitori. Ciò è stato smentito dalla ricerca scientifica. Oggi sappiamo che è un disturbo di origine organica, dovuto a fattori genetici che provocano uno sviluppo irregolare dell’organizzazione del cervello.

L’intervento

Nella maggior parte dei casi l’intervento deve riguardare i differenti contesti in cui il bambino si trova ad agire: la famiglia e la scuola.

Interazione sociale

Perché il bambino con autismo partecipi con successo all’interazione con l’altro, è necessario rendere lo scambio sociale chiaro, motivante e ricco di significato. Per questo, sarà necessario:

  • catturare l’attenzione del bambino: quando si parla con lui, bisogna fare in modo di essere “al centro della scena”, in modo da catturare la sua attenzione. Quando si è ottenuto ciò, è utile enfatizzare le espressioni dell’affettività (sorrisi ed emozioni positive quando il bambino vi guarda e partecipa all’interazione);
  • rendere lo scambio sociale motivante, chiaro e finalizzato: quando si è ottenuta l’attenzione del bambino offritegli una scelta tra due attività, mostrandogliele. E’ necessario mantenere alto l’interesse del bambino con attività nuove in cui sia presente sempre uno scambio (ad esempio chiedere materiali, ecc.).

La comunicazione

Abbiamo visto che questi bambini hanno difficoltà nella comunicazione, pertanto, è necessario:

  • utilizzare un linguaggio adeguato al livello di competenza del bambino: enunciati semplici, non ambigui, seguiti da un’espressività adeguata.
  • Enfatizzare la comunicazione: con il tono adatto e dando al bambino il “senso” della comunicazione con l’altro.

Le attività

La caratteristica di questi bambini è il loro bisogno di regolarità, prevedibilità e di resistenza al cambiamento nelle attività quotidiane. A tale scopo è utile:

  • strutturare l’ambiente, il tempo, le attività: il bambino si sente rassicurato dal conoscere anticipatamente quello che dovrà fare e quando farlo. Un calendario visivo della sua giornata può essere molto utile a tale scopo;
  • proporre obiettivi chiari: è importante che chi si occupa del bambino si ponga obiettivi a difficoltà graduata e che abbia presente la sequenza degli stessi; inoltre, questi devono essere presentati al bambino con modalità molto concrete.

Per approfondire:

Micheli, Zacchini, “Verso l’autonomia. La metodologia TEACCH del lavoro indipendente al servizio degli operatori dell’handicap”, Vannini, 2002.

Vivanti, “La mente autistica”, Omega, 2010.

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