Il termine mindfulness è la versione inglese della parola sati dell’antica lingua pali delle scritture buddhiste, che potrebbe essere tradotta con attenzione consapevole, meditazione di consapevolezza, o più brevemente nell’uso corrente “consapevolezza”. La mindfulness si rifà alla pratica meditativa vipassana, che è la più antica delle pratiche buddhiste, e si colloca nella tradizione buddhista theravada, in uso da più di 2500 anni.
Secondo Kabat-Zinn (1994), «mindfulness significa prestare attenzione, intenzionalmente, nel momento presente e in modo non giudicante».

La mindfulness è propriamente una modalità di essere fondata sull’affinamento dell’attenzione, che è mantenuta sull’esperienza immediata con un atteggiamento di apertura e accettazione, e favorisce in tal modo un maggiore riconoscimento degli eventi mentali nel momento presente. La nostra mente è attraversata da un continuo flusso di pensieri, spesso automatici, a volte distorti, che si presentano anche sotto forma di ricordi, di immagini, di idee che rimandano quasi sempre a giudizi, desideri, pianificazioni, preoccupazioni, aspettative, tentativi di controllo. Spesso è proprio questo flusso incessante che è la causa del nostro malessere e della nostra sofferenza.

La pratica della mindfulness viene consigliata per migliorare lo stato di salute, risolvere i problemi generati dallo stress, dall’ansia, dalla depressione e da molti altri disturbi emotivi (disturbo da attacchi di panico, disturbi del comportamento alimentare, psoriasi, disturbi gastrointestinali di origine psicosomatica, sindrome da dolore cronico, disturbi del sonno, cefalee, ipertensione).

Dove Praticare Mindfulness

MBCT per la Depressione

MBSR per lo Stress

Mindfulness e Distrurbi dell’Alimentazione

Mindfulness ed Età Evolutiva

Mindfulness e Patologie Gravi

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