“La sua vita girava e girava In labirinti di fervori e rumori. Ma era la pace che la sua anima bramava.”
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Matthew Arnold

Depressione

La depressione è un disturbo molto diffuso e in continua crescita, si calcola che ne soffre una percentuale compresa tra il 10 ed il 15 percento della popolazione, con una diffusione maggiore tra le donne. I sintomi riguardano un umore depresso per la maggior parte del giorno; una marcata diminuzione di interesse o di piacere per tutte, o quasi, le attività; una significativa perdita o aumento di peso o di appetito (senza essere a dieta); insonnia o ipersonnia; agitazione o rallentamento psicomotorio; mancanza di energia; sentimenti di colpa o di autosvalutazione; ridotta capacità di pensiero, di concentrazione. La persona, nei casi di maggiore disperazione può esprimere pensieri di morte o tentativi di suicidio.

Si ritiene che la persona sia guarita quando per sei mesi il soggetto non lamenta sintomi depressivi. Il ritorno dei sintomi dopo la guarigione è definita “ricorrenza”. Per ridurre la vulnerabilità alla ricorrenza, il trattamento viene continuato dopo la guarigione dall’episodio depressivo per cui il trattamento è iniziato. La depressione è un disturbo con un alto grado di ricorrenza (circa il 70 %) e, pertanto, persone che soffrono di questo disturbo, una volta guarite, potranno andare incontro ad una ricomparsa del disturbo. A seconda dei casi, alla psicoterapia viene associata una terapia farmacologica; gli antidepressivi sono molto efficaci nella cura della fase acuta della depressione ma non sono efficaci nella prevenzione delle ricadute. La terapia Cognitivo Comportamentale sviluppata da Aarol Beck e la Terapia Cognitiva Basata sulla Mindfulness (Segal, Teasdale, Williams, 2002), sono ritenute efficaci nella cura della vulnerabilità alla ricaduta depressiva (vulnerabilità alla ricorrenza).

Secondo Aarol Beck i pensieri automatici negativi, una visione negativa di sé, del mondo e del futuro, distorsioni cognitive e schemi depressogeni, sono gli elementi responsabili del disturbo depressivo. La Terapia Cognitivo Comportamentale (TCC), pertanto, mira ad analizzare e a modificare, in un clima collaborativo col paziente, questi fattori responsabili della sofferenza depressiva. Empirismo collaborativo, riconoscimento del legame tra pensieri, emozioni e comportamenti, il focus sul qui ed ora, il cambiamento degli schemi depressogeni, i compiti a casa con l’uso di tecniche comportamentali per migliorare il livello di funzionamento della persona in difficoltà e la riduzione dei sintomi, è il lavoro cognitivo e comportamentale che il terapeuta condivide col paziente.

La Terapia Cognitiva Basata sulla Mindfulness (MBCT) (Segal, Teasdale, Williams, 2002) è un trattamento breve di otto sedute di gruppo a cadenza settimanale, a cui si aggiungono una fase di valutazione e di informazione condotta individualmente e quattro incontri di valutazione nell’anno successivo al trattamento. L’obiettivo specifico della MBCT è la prevenzione della ricaduta (ricorrenza) nella depressione.

La mindfulness nasce tra gli anni ’80 e ’90 dal lavoro clinico e di ricerca sui fattori di vulnerabilità alla ricorrenza proprio per aiutare quei pazienti che soffrono in modo ricorrente di depressione e quindi per aiutarli a mantenere il miglioramento dai sintomi acuti, ottenuto con la Terapia Cognitivo Comportamentale e con i farmaci antidepressivi. Infatti, nei gruppi terapeutici vengono accettati pazienti che non presentano sintomi depressivi acuti, ma che hanno una storia di ricorrenza.

La MBCT unisce la filosofia e la pratica meditativa orientale con elementi che caratterizzano l’approccio cognitivo; in tal senso non si limita ad essere un approccio terapeutico, ma può essere assunto come un atteggiamento esistenziale di fronte agli eventi della vita.

Gli obiettivi che si vogliono perseguire con la MBCT per ridurre la vulnerabilità alle ricadute depressive sono i seguenti:

  • Sviluppare la capacità di riconoscere consapevolmente le sensazioni somatiche, i sentimenti e i pensieri momento dopo momento, in particolar modo quelli che precedono la ricaduta, riconoscendo ad essi lo stato di semplici stati mentali;
  • Imparare ad entrare in relazione con le sensazioni, i sentimenti, i pensieri che precedono la ricaduta in un modo nuovo, funzionale, cioè senza rimuginazioni, ma con un atteggiamento di saggezza e di consapevolezza accettante o mindfulness;
  • Individuare strategie funzionali alternative alla ruminazione, per far fronte agli stati mentali negativi.

Letture consigliate

Aaron T. Beck, Principi di terapia cognitiva. Un approccio nuovo alla cura dei disturbi affettivi. Astrolabio

Segal Z., Williams M., Teasdale J., Mindfulness, Boringhieri

Rainone A., Mancini F., Gli approcci cognitivi  alla depression, Franco Angeli

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